8 agosto 2011 - Ma perché alcuni uomini di chiesa (ma sono poi davvero “uomini di Chiesa”?) non perdono mai l’occasione per manifestare la loro insofferenza, molto spesso, il loro odio verso chi indossa una divisa?
Ed è particolarmente doloroso che queste manifestazioni di “insofferenza” vengano espresse molto spesso –per contestare le cerimonie funebri in onore ed in suffragio di caduti sui vari fronti sui quali oggi vediamo impegnati i nostri soldati: dall’ Afghanistan, al Libano, al Kossovo, tanto per citare i più caldi.

Di tanto in tanto c’è l’uscita di qualche Vescovo o Prete che trova da ridire in merito all’opportunità stessa della celebrazione delle esequie pubbliche per i caduti, quando non si arriva alla assoluta mancanza di carità cristiana, di rifiutarsi di partecipare o di celebrare le esequie per qualche nostro militare morto in azione in una qualche parte del mondo. In proposito è significativo quanto denunciato da molti organi di stampa e ripreso in questo blog, circa il rifiuto del Vescovo di Padova Mattiazzo di partecipare ai funerali di un membro della sua Chiesa, l’alpino Matteo Miotto morto in Afghanistan il 31 dicembre dello scorso anno.
Ma questo è solo un esempio. C’è sempre qualche prete che, naturalmente, si guarda bene dal porsi come tale anche attraverso l’abito, preferendo agire sotto abiti simulati, preferibilmente stazzonati, stile centri sociali (sarà forse per l’avversione a qualsiasi tipo di uniforme?), il quale non perde occasione di negare, praticamente, il diritto dei militari ad avere esequie cristiane scagliandosi addirittura contro i cappellani militari che osano celebrarle. Forse vorrebbero che i funerali fossero celebrati di notte ed a lumi spenti come si faceva un tempo per gli scomunicati.
 L’ultimo esempio se ne è avuto solo pochi giorni fa. Un prete lucchese, sulla pagina delle lettere del quotidiano Il Tirreno, contestava ancora una volta le esequie concesse agli ultimi caduti in Afghanistan, rivolgendo addirittura critiche non troppo velate ai contenuti dell’omelia tenuta dall’Ordinario militare Monsignor Pelvi ed ironizzando, per soprammercato di cinismo, sul termine missioni usato per definire l’impegno all’estero dei nostri soldati.
Siamo veramente al massimo della crudeltà più feroce che colpisce i caduti ed i loro familiari alla più assoluta mancanza di carità cristiana, il che fa particolarmente ribrezzo quando si manifesta per bocca di un qualche esponente del clero, che poi ha la lacrima facile non solo per ogni tipo di emarginato sociale, ma anche per ogni tipo di delinquente.
A questo punto voglio richiamare quanto ho già scritto su questo blog in merito alla vicenda del Vescovo di Padova dove sottolineavo che si tratta sempre degli stessi tipi di ragionamento che, fin troppo spesso, sentiamo in bocca a esponenti del clero alcuni dei quali si sentono in diritto di giudicare e di condannare chi, indossando una divisa, serve il proprio Paese, anche con l’uso delle armi quando ci sia da ristabilire la giustizia o da respingere una violenza. Come d’altra parte riconosce pure il Catechismo della Chiesa Cattolica al numero 2265 (Legittima difesa); ed ai numeri 2309 e segg. (Guerra e diritto delle Nazioni). Ma si sa, questi fini teologi sono superiori anche al Magistero, anzi si ritengono essi stessi il Magistero, salvo poi, dopo aver predicato tanto irenismo, non abbiano l’idea di mettersi alla testa di una masnada di scalmanati per aggredire un gruppo di Carabinieri, come accadde a Genova in occasione del G8 del 2001, incendiando il mezzo sul quale si trovavano.
Questi personaggi hanno tutta l’albagia di credersi in diritto di giudicare secondo i loro propri parametri personali ed oltre a non tener conto del magistero in merito a certi argomenti, troveranno modo di irridere anche a quanto ebbe a dire il Beato Papa Giovanni Paolo II, il quale, ricevendo nel 1989 una rappresentanza di militari definì il servizio militare come “bello e gentile” sottolineando l’impegno di chi veste una divisa a difesa dei più deboli. Ricordo che queste parole del Papa Beato furono oggetto di un feroce volantino di alcune organizzazioni anarchiche e pseudo pacifiste, distribuito in occasione della visita di Giovanni Paolo II a Lucca il 23 e 24 settembre 1989.
Per concludere non possiamo fare a meno di chiederci quando, da parte dei vertici della Chiesa arriverà per questi ipocriti che giungono fino alla crudeltà di mettere in dubbio il diritto alle esequie per i militari caduti, un richiamo all’ordine che in qualche modo li metta di fronte alle loro responsabilità anche rispetto a tanti cristiani che si sentono scandalizzati da simili abissi di mancanza di carità.

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Elio

Docente emerito di Lingua e Letteratura Inglese. Giornalista iscritto all'Albo Professionale.

Ha collaborato con i quotidiani Avvenire, La Nazione, L’Osservatore Romano; col settimanale Toscana Oggi e con la Radio Vaticana.

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Docente di Lingua Inglese. Giornalista iscritto all'Albo Professionale. Autore di opere di carattere storico. Ha collaborato con i quotidiani Avvenire, La Nazione, L’Osservatore Romano; col settimanale Toscana Oggi e con la Radio Vaticana.