Lucca 14 settembre – Il quotidiano Il Giornale dava, nei giorni scorsi, una notizia riguardante Massimo D'Alema fino ad oggi sconosciuta ai più. Rendeva noto che qualche anno fa l’esponente del Partito Democratico, ex dirigente del PCI, era stato insignito dell’Ordine Piano, una onorificenza pontificia che consente di fregiarsi del titolo di Gentiluomo di Sua Santità.
Può darsi, anzi è quasi sicuro che tale onorificenza sia stata attribuita a D’Alema quando ricopriva la carica di ministro degli esteri nel governo Prodi negli anni 2006 – 2008 poco prima di una sua visita ufficiale in Vaticano e che ciò faccia parte dell’ordinario protocollo. Tuttavia la notizia un po’ di fastidioso prurito e, direi anche un po’ di scandalo, lo suscita. Era proprio necessario che il Vaticano insignisse di tale onorificenza il già segretario della federazione giovanile comunista che più volte ha fatto esplicita professione di ateismo ed in passato si è vantato di aver tirato delle bottiglie molotov durante le manifestazioni studentesche del sessantotto? (Non sarà mica per questo suo impegno bombarolo che poi non è riuscito a laurearsi?).


Va bene il protocollo della diplomazia, ma c’è un limite a tutto, un limite di opportunità che a tratti sembra sfuggire al controllo degli ambienti ecclesiastici, centrali e periferici.
Ed in fatto di onorificenze che spesso vengono conferite dalle autorità della Santa Sede su indicazione delle diocesi, anche la diocesi di Lucca ha fatto qualche pasticcio negli anni scorsi. L’ultima infornata di Cavalieri e di Commendatori di ordini pontifici a Lucca fu fatta tra la fine del 1990 e l’inizio dell’Anno successivo, cioè dopo la Morte dell’Arcivescovo Agresti e prima dell’insediamento del nuovo Arcivescovo Tommasi, cioè la pratica fu evasa durante il periodo in cui la diocesi era guidata da un Amministratore diocesano, nella persona di colui che già aveva ricoperto la carica di Vicario generale durante il “pontificato” di Mons. Agresti.
Anche in quella circostanza si agì con una certa leggerezza, non tanto perché gli insigniti non fossero degni di tanto riconoscimento, ma, nel caso specifico, perché si giustificò la concessione di cavalierati e commende facendo appello all’impegno profuso da costoro in occasione della visita del Papa alla nostra città svoltasi nel settembre del 1989.
E allora dove sta il problema? Sta nel fatto che come accade spesso in particolare tra certi uomini di Chiesa, in quell’occasione ci si ricordò solo di chi, in qualche modo aveva contribuito a trovare il denaro per ricoprire le spese per l’organizzazione della visita e non ci si preoccupò di chi, invece, si era impegnato per la buona riuscita dell’evento su altri fronti, magari, sotto certi aspetti, anche più impegnativi e indubbiamente di maggior spessore sotto il profilo culturale.

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Elio

Docente emerito di Lingua e Letteratura Inglese. Giornalista iscritto all'Albo Professionale.

Ha collaborato con i quotidiani Avvenire, La Nazione, L’Osservatore Romano; col settimanale Toscana Oggi e con la Radio Vaticana.

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Docente di Lingua Inglese. Giornalista iscritto all'Albo Professionale. Autore di opere di carattere storico. Ha collaborato con i quotidiani Avvenire, La Nazione, L’Osservatore Romano; col settimanale Toscana Oggi e con la Radio Vaticana.