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di Elio Bertini

LuminaraLucca, 11 settembre 2015 - Sembra proprio che quest’anno la “luminara” debba toccare il culmine per quanto riguarda certi aspetti negativi che si vanno assommando su questa manifestazione religiosa da diversi anni.

La processione che, per antichissima tradizione attraversa le vie della città la viglia della festa della Esaltazione della Santa Croce per concludersi nella cattedrale di San Martino ai piedi del Volto Santo, pare ormai diventata una kermesse indefinibile e confusa destinata solo a turisti di bocca buona e di poche pretese, oppure a soddisfare l’ego di personaggi pubblici, di piccoli burocrati che cercano un po’ di visibilità aggregandosi al corteo con le più cervellotiche e le più capziose motivazioni.

Sono ben lontani i tempi in cui, anche grazie al forte e deciso impegno dell’Arcivescovo Giuliano Agresti, alla “luminara” fu costantemente mantenuto quel carattere di sobrietà e di afflato religioso che storicamente essa ha sempre avuto nel corso dei secoli. Chi abbia potuto seguire da vicino gli eventi relativi a questa processione, ricorderà come più volte Monsignor Agresti si sia messo di traverso, opponendosi con decisione, per ostacolare i ricorrenti tentativi di inserimenti spuri ed ingiustificati nel corpo del corteo. Ricordo ancora come nell’ormai lontano 1982, quando si celebrò il dodicesimo centenario dell’arrivo del Volto Santo a Lucca, lo stesso Arcivescovo Agresti volle più volte sottolineare l’esigenza di mantenere questa, che è la più importante manifestazione religiosa della nostra città, nell’alveo della correttezza storica, direi quasi filologica, proprio per renderne più facile la “lettura” vera anche da parte di un osservatore meno coinvolto, pur senza niente togliere al fascino, che indubbiamente la contraddistingue anche sotto l’aspetto folcloristico e di costume.

Dagli anni Novanta in poi si è vista, invece, una lenta, ma inesorabile, trasformazione in negativo della “luminara” con l’estensione della partecipazione a chiunque, per un motivo o per l’altro, intendesse sfilare e ciò ha contribuito a creare disordine nel corteo che assomiglia sempre più a una passeggiata piuttosto che una processione religiosa.

Accenniamo soltanto al contributo che in tal senso dà lo stesso Arcivescovo Castellani, saltabeccando da una parte all’altra per salutare il pubblico che fa ala al corteo lasciando i due carabinieri in alta uniforme che lo scortano a far da guardia d’onore al vuoto, con conseguenze di una certa comicità.

Quest’anno poi si è toccato il fondo con due nuovi inserimento nel corteo che fanno veramente cadere le braccia.

Con grande clamore si è annunciata la partecipazione alla processione di un gruppo di immigrati, speriamo che siano almeno cristiani, se non cattolici, altrimenti che ci starebbero a rappresentare? Ci auguriamo anche che tutti siano identificati ed in regola col permesso di soggiorno e non clandestini, in caso contrario la faccenda sarebbe gravissima oltre che ridicola per la insulsa piaggeria buonista.

Ma tant’è: ormai sembra che sia di moda esibire sempre qualche extracomunitario per dire al colto e all’inclita: «Vedete come siamo buoni?».

Altrettanto ridicola e senza significato è la strombazzata partecipazione, con tanto di labaro, di una rappresentanza dell’Ufficiò Scolastico provinciale (l’ex Provveditorato agli Studi). Nonostante le articolate motivazioni diffuse alla stampa dalla attuale Dirigente dell’Ufficio e i ripetuti richiami d’obbligo alla laicità, risulta di tutta evidenza come, anche in questo caso, si intenda sfruttare la processione come una passerella, una vetrina per mettersi in mostra, per dire «ci siamo anche noi”. Che senso ha, infatti, convocare i presidi, i docenti, gli studenti e i genitori delle scuole di Lucca e di Massa Carrara (sic!), invitandoli a partecipare?

Insomma, ancora una volta assistiamo allo scivolamento verso il baratro di una manifestazione, religiosa in primis, ma strettamente interconnessa alla vita cittadina per quel particolare, unico, legame che ha sempre unito nel corso dei secoli, la Civitas Lucensis nelle due componenti civile ed ecclesiale, che andrebbe riscoperto, senza che questo stretto legame fornisca l’alibi per indulgere al desiderio narcisista di chi voglia mettersi in mostra per scopi personali.

Credo che ormai la situazione sia sfuggita di mano, ma se ancora ci fosse margine per un intervento è giunto il momento di fermarsi a riflettere e decidere cosa vogliamo che questa processione sia e cosa vogliamo farne e cercare di imporre un deciso cambiamento di rotta.

Ammesso che ai piani alti ed in tutte le stanze della Curia si creda ancora nel valore di questa solennità, cosa della quale, forse, possiamo sentirci autorizzati a dubitare.

Informazioni personali

Elio

Docente emerito di Lingua e Letteratura Inglese. Giornalista iscritto all'Albo Professionale.

Ha collaborato con i quotidiani Avvenire, La Nazione, L’Osservatore Romano; col settimanale Toscana Oggi e con la Radio Vaticana.

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Docente di Lingua Inglese. Giornalista iscritto all'Albo Professionale. Autore di opere di carattere storico. Ha collaborato con i quotidiani Avvenire, La Nazione, L’Osservatore Romano; col settimanale Toscana Oggi e con la Radio Vaticana.